Ciaculli, 30 giugno 1963. L'esplosione di un'Alfa Romeo Giulietta imbottita di esplosivi provoca la morte di 7 carabinieri tra cui il maresciallo Corrao; la vicenda passerà alla storia come la Strage di Ciaculli. A Milano intanto Giorgio Boris Giuliano a cena con l'avvocato Attorre apprende la notizia e decide così di tornare in Sicilia. Sei mesi dopo si trasferisce a Palermo iniziando a collaborare con Bruno Contrada. Con la sua squadra fa irruzione nella villa del Conte Arturo D'Agata arrestandolo e individuando anche l'esattore Nino Salvo e il boss Stefano Bontate. Dopo questa operazione Umberto Madia lo nomina capo della sezione omicidi e inizia a collaborare con il procuratore Pietro Scaglione e il giornalista Mauro De Mauro che sta indagando sulla morte di Enrico Mattei. Tre anni dopo, nel 1968, la Corte d'Assise di Catanzaro assolve i boss di Cosa Nostra per insufficienza di prove e Giuliano reagisce formando una nuova squadra con Contrada, Ferraro, Macaluso, De Luca, Crimi, Boncoraglio, Moscarelli e Speranza supportato dal professor Rubino e da una serie di giornalisti tra cui De Mauro e Marco Alliati de L'Ora e Mario Francese del Giornale di Sicilia. Il 16 settembre 1970 a Palermo viene sequestrato De Mauro con la famiglia che ne annuncia subito la scomparsa e il giorno seguente viene ritrovata la sua auto. Un ruolo oscuro lo sta giocando il suo commercialista, il cavalier Buttafuoco, che viene interrogato e poi arrestato poiché sospettato del rapimento con altri ignoti. Nel frattempo Giuliano diventa padre per la terza volta e Scaglione respinge la proposta di trasferimento. Il 5 maggio 1971 il procuratore viene così ucciso con la sua scorta vicino al cimitero dei Cappuccini con Giuliano e Contrada che non riescono a salvarlo.

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